mardi 12 mars 2013

En italien...

METAFORA, TEMPO E RACCONTO

La recherche "linguistique", liée aux travaux de synthèse actuels, reconnaît de nouveaux phénomènes discursifs, soit la production de sens nouveaux à travers les procédures polysémiques , le pouvoir créatif de l'imagination et une réflexion sur la question du "temps", celui de l'Histoire comme celui de la fonction narrative et mimétique du récit, dans "La métaphore vive" et "Temps et récit"...

La teoria ricoeuriana si configura come una teoria filosofica rivolta prevalentemente a rivalutare il senso, il significato e la funzione ermeneutica ed ontologica della metafora viva al livello del discorso e non della semplice denominazione.

 È attraverso la metafora, quale manifestazione e luogo di produzione del linguaggio creativo e veritativo, che noi uomini facciamo l'esperienza della metamorfosi del linguaggio e della metamorfosi della realtà.

Secondo Ricoeur, la necessaria revisione e critica della tradizione retorica della metafora sposta il problema della metafora da una semantica della parola ad una semantica del discorso.
Per Ricoeur, la “ scintilla di senso ” costituiva della metafora viva, cioè l'enunciato metaforico, vero e proprio “ poema in miniatura ”,  è una “ predicazione bizzarra ”, un' “ attribuzione impertinente ”:  un evento testuale e discorsivo che, carico di una potenzialità di ri-figurare la realtà e insieme capace di scoprire dimensioni nascoste dell'esperienza umana e di trasformare la nostra visione del mondo:  un senso nuovo viene creato proiettando una nuova comprensione del mondo. La “verità metaforica”, sospendendo la “referenza” ordinaria per attivare quella secondaria, "divisa", "spezzata", contribuisce, come dice Ricoeur, a una ridescrizione del reale e, più generalmente, del nostro essere-al-mondo,  la verità di un mondo ridescritto e riconfigurato  "quelle del poter essere ” (“Dal testo all'azione”).
La riflessione sul rapporto fra temporalità, storia e funzione narrativa del racconto viene svolta da Ricoeur nell'imponente trittico di Tempo e racconto, dando così concretezza al disegno della “via lunga” dell'ermeneutica tra fenomenologia, epistemologia ed ontologia prospettata negli anni Sessanta.  La problematica della funzione narrativa del racconto come luogo in cui il tempo diviene tempo umano è invece affrontata in due sezioni distinte: 

l'una incentrata sulla configurazione, cioè sulle operazioni narrative operanti all'interno stesso del linguaggio (linguaggio ordinario, storia, finzione) nella forma della costruzione dell'intreccio dell'azione e dei personaggi;
l'altra sulla rifìgurazione,  mostra che la temporalità  richiede il discorso indiretto della narrazione - e una poetica della narratività, la quale, se ricollocata all'esperienza esistenziale della temporalità (nella sua dialettica di passato, presente e futuro).
L'idea direttrice generale, secondo Ricoeur, è che nel racconto il tempo viene organizzato, parimenti, solo l'esperienza temporale permette al racconto di divenire significativo: il racconto porta a compimento la sua corsa soltanto nell'esperienza del lettore, del quale esso “rifìgura” l'esperienza temporale.
Secondo questa ipotesi, il tempo è in qualche modo il referente del racconto, mentre la funzione del racconto è di articolare il tempo in modo da conferire ad esso la forma di un'esperienza umana. Come dice Ricoeur: “  Il mondo dispiegato da qualsiasi lavoro narrativo è sempre un mondo temporale. [...] Il tempo diviene tempo umano nella misura in cui è articolato in modo narrativo; per contro il racconto è significativo nella misura in cui disegna i tratti dell'esperienza temporale ” (“Tempo e racconto”).
Il problema che si pone è quindi quello del passaggio
dalla configurazione all'interno del testo del racconto,
alla rifigurazione del mondo reale del lettore,
fuori dal testo del racconto.
Nell'affrontare questo problema all'ermeneutica spetta pertanto il compito d'indagare il complesso delle operazioni che consentono all'autore del racconto di presentare al lettore la sua "storia", distinguendola dall'esperienza quotidiana, ma senza lacerare i fili che ad essa la connettono.
Nei confronti della costruzione dell'intrigo narrativo, l'ermeneutica, nel circolo tra racconto e temporalità, è dunque chiamata a svolgere una triplice “mimesis” intesa in senso dinamico come un processo attivo di imitazione e rappresentazione dell'azione. Imitazione creatrice nel triplice senso: “
- mimesi come precomprensione dell'azione, in quanto l'azione umana è già strutturata linguisticamente;
- mimesi come capacità dell'opera narrativa di configurare, di dare forma al mondo delle azioni umane;
- mimesi, infine, come capacità dei testi narrativi di alimentare una nuova prassi di ri-figurare l'azione.(...)

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